karin boye (1900-1941)
Da Gräsets sång (1927)
Io giacevo battuta
nella corrente degli acquazzoni.
Ora mi sollevo sciacquata
dal sogno dell’umiliazione.
[...]
Ho visto i lampi frantumare
la più nobile quercia,
e i monti ho visto disfarsi
nel gioco del tempo,
ma più forte di entrambi
dal pericolo dell’inverno
mi risollevo in mille primavere,
immortale e flessibile.
(trad. Andrea Berardini)
Da Kris (1934)
Ebbe la sensazione che là dove ora si muoveva le forme fossero superate, ella si dispiegava senza forma nella pura materia originaria, come un morto, quando lentamente sprofonda all’indietro attraverso i mondi della dissoluzione, ripercorre la creazione al contrario e si avvicina sempre più alle originarie nebulose rigeneratrici, i focolari delle Madri. Allora fu presa da un tremito di fronte a qualcosa di tanto semplice, che non poteva essere conosciuto – forse il semplice fatto dell’esistenza – sacro – sacro – sacro –
(trad. Andrea Berardini)
Da Gåtans lösning
Presso l’ultimo letto della sala, il più vicino alla porta, Larsson mostrò in silenzio il grafico della temperatura e scambiò uno sguardo con il suo sostituto. Questi aggrottò le sopracciglia e guardò attentamente prima la tabella e poi il paziente nel letto. Era un uomo giovane, biondo, con lineamenti marcati che lasciavano immaginare che facesse un lavoro manuale, perché tratti così segnati su un volto giovane vengono di solito da un lavoro di fatica. Il giovane era coricato su un fianco, evidentemente disinteressato alla visita dei medici. Tuttavia non sonnecchiava, i suoi occhi erano aperti e fissavano davanti a sé come se fosse immerso nei pensieri. La sua febbre del resto non era così alta da poter sospettare che fosse in preda al delirio. D’altro canto avrebbe potuto a ragione essere assorto nella propria situazione: dopo aver mostrato evidenti segni di miglioramento la malattia era di nuovo peggiorata, e tutto ciò solo nell’ultima settimana.
Quando tornarono in corridoio, Larsson scosse la testa e disse:
-Quest’ultimo paziente, il giovane Ljung, mi preoccupa. Solo gli dei sanno cosa gli è preso. Sembra aver perso la voglia di vivere, in quest’ultima settimana. Come se qualche grande angoscia lo tormentasse. Qui i pazienti non possono ricevere grandi motivi di preoccupazione che non avessero già prima. Si capisce, potrebbe trattarsi di un qualche motivo personale, qualche squilibrio mentale che io non posso capire. Non me l’aspettavo affatto, devo ammetterlo. “Ma ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio”, ahah. Ebbene, non ci si può fare molto. Peccato, perché è un ragazzo eccezionalmente gradevole, un po’ timido e impacciato, ma particolarmente amabile.
(trad. Francesca Giona)
Io giacevo battuta
nella corrente degli acquazzoni.
Ora mi sollevo sciacquata
dal sogno dell’umiliazione.
[...]
Ho visto i lampi frantumare
la più nobile quercia,
e i monti ho visto disfarsi
nel gioco del tempo,
ma più forte di entrambi
dal pericolo dell’inverno
mi risollevo in mille primavere,
immortale e flessibile.
(trad. Andrea Berardini)
Da Kris (1934)
Ebbe la sensazione che là dove ora si muoveva le forme fossero superate, ella si dispiegava senza forma nella pura materia originaria, come un morto, quando lentamente sprofonda all’indietro attraverso i mondi della dissoluzione, ripercorre la creazione al contrario e si avvicina sempre più alle originarie nebulose rigeneratrici, i focolari delle Madri. Allora fu presa da un tremito di fronte a qualcosa di tanto semplice, che non poteva essere conosciuto – forse il semplice fatto dell’esistenza – sacro – sacro – sacro –
(trad. Andrea Berardini)
Da Gåtans lösning
Presso l’ultimo letto della sala, il più vicino alla porta, Larsson mostrò in silenzio il grafico della temperatura e scambiò uno sguardo con il suo sostituto. Questi aggrottò le sopracciglia e guardò attentamente prima la tabella e poi il paziente nel letto. Era un uomo giovane, biondo, con lineamenti marcati che lasciavano immaginare che facesse un lavoro manuale, perché tratti così segnati su un volto giovane vengono di solito da un lavoro di fatica. Il giovane era coricato su un fianco, evidentemente disinteressato alla visita dei medici. Tuttavia non sonnecchiava, i suoi occhi erano aperti e fissavano davanti a sé come se fosse immerso nei pensieri. La sua febbre del resto non era così alta da poter sospettare che fosse in preda al delirio. D’altro canto avrebbe potuto a ragione essere assorto nella propria situazione: dopo aver mostrato evidenti segni di miglioramento la malattia era di nuovo peggiorata, e tutto ciò solo nell’ultima settimana.
Quando tornarono in corridoio, Larsson scosse la testa e disse:
-Quest’ultimo paziente, il giovane Ljung, mi preoccupa. Solo gli dei sanno cosa gli è preso. Sembra aver perso la voglia di vivere, in quest’ultima settimana. Come se qualche grande angoscia lo tormentasse. Qui i pazienti non possono ricevere grandi motivi di preoccupazione che non avessero già prima. Si capisce, potrebbe trattarsi di un qualche motivo personale, qualche squilibrio mentale che io non posso capire. Non me l’aspettavo affatto, devo ammetterlo. “Ma ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio”, ahah. Ebbene, non ci si può fare molto. Peccato, perché è un ragazzo eccezionalmente gradevole, un po’ timido e impacciato, ma particolarmente amabile.
(trad. Francesca Giona)