edith sÖdergran (1892-1923)
Da Jag är höstens sista blomma (1916)
Io sono l’ultimo fiore d’autunno.
Cullato fuori dalla culla dell’estate,
Lasciato di guardia contro il vento d’inverno
fiamme rosse si sono accese
sulla mia gota bianca
[...]
Io sono l’ultimo fiore d’autunno.
Ho veduto dell’autunno le profondità dei mondi stellati,
Ho guardato la luce da lontani e caldi focolari,
è così facile seguire la medesima strada,
io chiuderò le porte della morte
Io sono l’ultimo fiore d’autunno.
Da Landet som icke är (1925)
Io desidero la terra che non c’è,
poiché tutto ciò che esiste, sono stanca di chiedere.
La luna mi racconta con rune d’argento
della terra che non c’è.
La terra dove tutti i nostri desideri vengono meravigliosamente esauditi,
la terra dove tutte le nostre catene cadono,
la terra dove la nostra fronte lacerata si rinfresca
nella rugiada della luna. [...]
(trad. Lucia Scazzola)
Le stelle (Stjärnorna)
Quando arriva la notte
mi trovo per le scale e ascolto,
le stelle si raggruppano nel giardino
e io sono fuori nel buio.
Ascolta, il tonfo di una stella che cade!
Non uscire sul prato a piedi nudi;
il mio giardino è pieno di frammenti.
© Giulia Anania 2018
Nero o bianco (Svart eller vit)
I fiumi scorrono sotto i ponti,
i fiori brillano per i sentieri,
le foreste si piegano a terra sussurrando.
Per me niente più è alto o basso,
nero o bianco,
da quando ho visto una donna vestita di bianco
tra le braccia del mio amato.
© Anna Abbà 2018
La vecchia casa (Det gamla huset)
Nuovi occhi guardano ai vecchi tempi
come estranei senza cuore…
Bramo le mie vecchie tombe,
e la mia triste grandezza piange lacrime amare che nessuno vede.
Vivo ancora nella dolcezza dei giorni passati, tra gli estranei
che costruiscono nuove città sulle colline blu fino al confine con il paradiso,
parlo sommessa con gli alberi prigionieri e a volte li consolo.
Lentamente il tempo consuma la natura delle cose,
e calpesta silenzioso i feroci calcagni del destino.
Devo aspettare la dolce morte
che porta libertà alla mia anima.
© Elisabetta Monteleone 2018
Crepuscoli viola (Violetta skymningar)
Porto in me da sempre i crepuscoli viola,
vergini nude, che giocano con centauri galoppanti…
Gialli giorni assolati con sguardi luminosi,
solo i raggi del sole splendono degni di un tenero corpo di donna…
L’uomo non è venuto, non c'è mai stato, e mai ci sarà…
L’uomo è un falso specchio, che la figlia del sole adirata scaglia contro una parete rocciosa,
l’uomo è una menzogna, che i bambini innocenti non capiscono,
l’uomo è un frutto marcio, che le labbra orgogliose disdegnano.
Care sorelle, venite quassù sulle rocce più salde,
siamo tutte guerriere, eroine, cavallerizze,
occhi innocenti, fronti volte al cielo, larve di rose,
onde pesanti e uccelli fugaci,
siamo le meno attese e il rosso più intenso,
macchie di tigre, corde tese, stelle senza vertigine.
© Mariana Castiglione 2018
Io (Jag)
Io sono straniera in questa terra,
giù nelle profondità del mare pesante,
coi suoi raggi avvolgenti lampeggia il sole
e l’aria scorre tra le mie mani.
Mi è stato detto che sono nata in cattività -
qui non c’è un volto che mi sia familiare.
E se fossi una roccia, scagliata qui sul fondo?
E se fossi un frutto troppo pesante per il suo ramo?
Qui, ai piedi dell’albero stormente, attendo,
come farò a salire i tronchi scivolosi?
Lassù si incontrano le ondeggianti fronde,
là voglio sedermi a guardare
il fumo che esce dai camini natii.
© Chiara Penso e Giulia Agostinelli 2018
Primavera nordica (Nordisk vår)
Tutte le mie fantasticherie si sono sciolte come neve,
Tutti i miei sogni sono fluiti come acqua,
di tutte le cose che ho amato ora mi restano soltanto
un cielo blu e alcune pallide stelle.
Il vento si muove lento tra gli alberi.
Il vuoto si adagia. L’acqua è quieta.
Il vecchio abete è sveglio e pensa
alla nuvola bianca che ha baciato in sogno.
© Giulia De Salvo 2018
Quando arriva la notte
mi trovo per le scale e ascolto,
le stelle si raggruppano nel giardino
e io sono fuori nel buio.
Ascolta, il tonfo di una stella che cade!
Non uscire sul prato a piedi nudi;
il mio giardino è pieno di frammenti.
© Giulia Anania 2018
Nero o bianco (Svart eller vit)
I fiumi scorrono sotto i ponti,
i fiori brillano per i sentieri,
le foreste si piegano a terra sussurrando.
Per me niente più è alto o basso,
nero o bianco,
da quando ho visto una donna vestita di bianco
tra le braccia del mio amato.
© Anna Abbà 2018
La vecchia casa (Det gamla huset)
Nuovi occhi guardano ai vecchi tempi
come estranei senza cuore…
Bramo le mie vecchie tombe,
e la mia triste grandezza piange lacrime amare che nessuno vede.
Vivo ancora nella dolcezza dei giorni passati, tra gli estranei
che costruiscono nuove città sulle colline blu fino al confine con il paradiso,
parlo sommessa con gli alberi prigionieri e a volte li consolo.
Lentamente il tempo consuma la natura delle cose,
e calpesta silenzioso i feroci calcagni del destino.
Devo aspettare la dolce morte
che porta libertà alla mia anima.
© Elisabetta Monteleone 2018
Crepuscoli viola (Violetta skymningar)
Porto in me da sempre i crepuscoli viola,
vergini nude, che giocano con centauri galoppanti…
Gialli giorni assolati con sguardi luminosi,
solo i raggi del sole splendono degni di un tenero corpo di donna…
L’uomo non è venuto, non c'è mai stato, e mai ci sarà…
L’uomo è un falso specchio, che la figlia del sole adirata scaglia contro una parete rocciosa,
l’uomo è una menzogna, che i bambini innocenti non capiscono,
l’uomo è un frutto marcio, che le labbra orgogliose disdegnano.
Care sorelle, venite quassù sulle rocce più salde,
siamo tutte guerriere, eroine, cavallerizze,
occhi innocenti, fronti volte al cielo, larve di rose,
onde pesanti e uccelli fugaci,
siamo le meno attese e il rosso più intenso,
macchie di tigre, corde tese, stelle senza vertigine.
© Mariana Castiglione 2018
Io (Jag)
Io sono straniera in questa terra,
giù nelle profondità del mare pesante,
coi suoi raggi avvolgenti lampeggia il sole
e l’aria scorre tra le mie mani.
Mi è stato detto che sono nata in cattività -
qui non c’è un volto che mi sia familiare.
E se fossi una roccia, scagliata qui sul fondo?
E se fossi un frutto troppo pesante per il suo ramo?
Qui, ai piedi dell’albero stormente, attendo,
come farò a salire i tronchi scivolosi?
Lassù si incontrano le ondeggianti fronde,
là voglio sedermi a guardare
il fumo che esce dai camini natii.
© Chiara Penso e Giulia Agostinelli 2018
Primavera nordica (Nordisk vår)
Tutte le mie fantasticherie si sono sciolte come neve,
Tutti i miei sogni sono fluiti come acqua,
di tutte le cose che ho amato ora mi restano soltanto
un cielo blu e alcune pallide stelle.
Il vento si muove lento tra gli alberi.
Il vuoto si adagia. L’acqua è quieta.
Il vecchio abete è sveglio e pensa
alla nuvola bianca che ha baciato in sogno.
© Giulia De Salvo 2018
Pallido lago autunnale (Höstens bleka sjö)
Il pallido lago autunnale
sogna sogni pesanti,
un’isola bianca in primavera
che affondava nel mare.
Pallido lago autunnale,
i tuoi flutti eclissano,
i tuoi riflessi obliano
i giorni morenti.
Il pallido lago autunnale,
lieve e muto, regge il suo cielo,
come la vita e la morte in un istante
in un’onda assopita si baciarono.
Nuvole erranti (Irrande moln)
Nuvole erranti s’incagliano nel dirupo del monte,
per ore infinite attendono mute:
se un vento impetuoso vuol disperderle sulla pianura,
devono elevarsi col sole oltre le cime innevate.
Nuvole erranti si mettono sulla via del sole,
i vessilli del dolore quotidiano pendono pesanti,
giù a valle la vita procede con passi strascicati,
le note di un piano cantano dalle finestre aperte.
La valle è un tappeto variopinto, pezza su pezza,
salda come zucchero è la neve eterna delle vette...
L’inverno scende lentamente nella valle.
I giganti sorridono.
Desiderio di colore (Färgernas längtan)
A causa del mio pallore amo il rosso, il giallo e il blu,
il grande bianco è malinconico come il crepuscolo sulla neve
quando la madre di Biancaneve, seduta alla finestra, desiderava anche il nero e il rosso.
Desiderio di colore è desiderio di sangue. Se hai sete di bellezza
devi chiudere gli occhi e volgere lo sguardo nel tuo cuore.
Ma la bellezza teme il giorno e i troppi sguardi,
ma la bellezza non tollera il chiasso e il troppo movimento
non devi portare il cuore alle labbra,
non dobbiamo disturbare i nobili anelli del silenzio e della solitudine, -
che c’è di più grande da affrontare di un mistero irrisolto dai tratti insoliti?
Dovrò tacere per tutta la mia vita,
chi non tace è come il ruscello pettegolo che tradisce sé stesso;
dovrò essere un albero solitario nella distesa,
gli alberi del bosco si consumano nel desiderio di tempesta,
dovrò essere sana dalla testa ai piedi con fili d’oro nel sangue,
dovrò essere pura e innocente come labbra ardenti che sfiorano appena.
Tu che non sei mai uscito dal tuo recinto... (Du som aldrig gått ut ur ditt trädgårdsland...)
Tu che non sei mai uscito dal tuo recinto,
sei mai stato al cancello nella malinconia
a guardare su sentieri sognanti
la sera nel blu sfumare via?
Non era forse un assaggio di lacrime mai piante
come fuoco che sulla tua lingua ardeva,
quando sull’inesplorata via
un sole rosso sangue si dissolveva?
Poesie tradotte dalla classe di Lingua svedese II-III 2017/2018, © Paolo Marelli 2018
Il pallido lago autunnale
sogna sogni pesanti,
un’isola bianca in primavera
che affondava nel mare.
Pallido lago autunnale,
i tuoi flutti eclissano,
i tuoi riflessi obliano
i giorni morenti.
Il pallido lago autunnale,
lieve e muto, regge il suo cielo,
come la vita e la morte in un istante
in un’onda assopita si baciarono.
Nuvole erranti (Irrande moln)
Nuvole erranti s’incagliano nel dirupo del monte,
per ore infinite attendono mute:
se un vento impetuoso vuol disperderle sulla pianura,
devono elevarsi col sole oltre le cime innevate.
Nuvole erranti si mettono sulla via del sole,
i vessilli del dolore quotidiano pendono pesanti,
giù a valle la vita procede con passi strascicati,
le note di un piano cantano dalle finestre aperte.
La valle è un tappeto variopinto, pezza su pezza,
salda come zucchero è la neve eterna delle vette...
L’inverno scende lentamente nella valle.
I giganti sorridono.
Desiderio di colore (Färgernas längtan)
A causa del mio pallore amo il rosso, il giallo e il blu,
il grande bianco è malinconico come il crepuscolo sulla neve
quando la madre di Biancaneve, seduta alla finestra, desiderava anche il nero e il rosso.
Desiderio di colore è desiderio di sangue. Se hai sete di bellezza
devi chiudere gli occhi e volgere lo sguardo nel tuo cuore.
Ma la bellezza teme il giorno e i troppi sguardi,
ma la bellezza non tollera il chiasso e il troppo movimento
non devi portare il cuore alle labbra,
non dobbiamo disturbare i nobili anelli del silenzio e della solitudine, -
che c’è di più grande da affrontare di un mistero irrisolto dai tratti insoliti?
Dovrò tacere per tutta la mia vita,
chi non tace è come il ruscello pettegolo che tradisce sé stesso;
dovrò essere un albero solitario nella distesa,
gli alberi del bosco si consumano nel desiderio di tempesta,
dovrò essere sana dalla testa ai piedi con fili d’oro nel sangue,
dovrò essere pura e innocente come labbra ardenti che sfiorano appena.
Tu che non sei mai uscito dal tuo recinto... (Du som aldrig gått ut ur ditt trädgårdsland...)
Tu che non sei mai uscito dal tuo recinto,
sei mai stato al cancello nella malinconia
a guardare su sentieri sognanti
la sera nel blu sfumare via?
Non era forse un assaggio di lacrime mai piante
come fuoco che sulla tua lingua ardeva,
quando sull’inesplorata via
un sole rosso sangue si dissolveva?
Poesie tradotte dalla classe di Lingua svedese II-III 2017/2018, © Paolo Marelli 2018