selma lagerlÖf (1858-1940)
Da Herr Arnes penningar (1903-1904)
Al tempo in cui re Federico II di Danimarca regnava sul Bohuslän, viveva nel Marstrand un povero venditore di pesce, che si chiamava Torarin. Egli era infermo e di umile condizione. Aveva un braccio paralizzato, che gli impediva di pescare e remare.
Non poteva procurarsi da vivere sul mare come gli altri uomini dell’arcipelago, ma andava a vendere il pesce salato e secco fra la gente della terraferma. Passava pochi giorni all’anno a casa, era sempre per strada da un villaggio all’altro con il suo carico di pesce.
Un giorno di febbraio, proprio quando il crepuscolo stava calando, Torarin stava percorrendo la strada che conduceva da Kungshäll fino alla parrocchia di Solberga. La strada era totalmente deserta ma non per questo Torarin doveva starsene in silenzio. Dietro di lui, nella slitta, aveva un fedele amico con cui parlare. Era un piccolo cane nero dal pelo folto che Torarin aveva chiamato Grim. Il cane per la maggior parte del tempo stava sdraiato tranquillamente con la testa sprofondata tra le zampe sbattendo solamente le palpebre a tutto quello che il padrone gli diceva. Ma se sentiva qualcosa che non gli andava a genio, si rizzava sul carico, puntava il muso in aria e ululava peggio di un lupo.
(trad. Daniela Antolini e Martina Esposito)
Al tempo in cui re Federico II di Danimarca regnava sul Bohuslän, viveva nel Marstrand un povero venditore di pesce, che si chiamava Torarin. Egli era infermo e di umile condizione. Aveva un braccio paralizzato, che gli impediva di pescare e remare.
Non poteva procurarsi da vivere sul mare come gli altri uomini dell’arcipelago, ma andava a vendere il pesce salato e secco fra la gente della terraferma. Passava pochi giorni all’anno a casa, era sempre per strada da un villaggio all’altro con il suo carico di pesce.
Un giorno di febbraio, proprio quando il crepuscolo stava calando, Torarin stava percorrendo la strada che conduceva da Kungshäll fino alla parrocchia di Solberga. La strada era totalmente deserta ma non per questo Torarin doveva starsene in silenzio. Dietro di lui, nella slitta, aveva un fedele amico con cui parlare. Era un piccolo cane nero dal pelo folto che Torarin aveva chiamato Grim. Il cane per la maggior parte del tempo stava sdraiato tranquillamente con la testa sprofondata tra le zampe sbattendo solamente le palpebre a tutto quello che il padrone gli diceva. Ma se sentiva qualcosa che non gli andava a genio, si rizzava sul carico, puntava il muso in aria e ululava peggio di un lupo.
(trad. Daniela Antolini e Martina Esposito)