Magnus florin (1955-)
Il sorriso
Io e i miei cuginetti eravamo in chiesa seduti sulle nostre panche, voltati a guardare i due sacrestani che avevano cominciato a fare la colletta. Erano vestiti di scuro, ma erano allegri. Avevano iniziato dal fondo e avanzavano piano piano al centro verso il coro, ognuno dal suo lato, panca dopo panca.
Nonna Gunhild disse:
«Gesù ha dato. Ora è il nostro turno.»
I sacrestani tenevano con tutte e due le mani i bastoni verniciati di nero, che in cima avevano un sottile anello di ferro al quale era fissato un sacchettino. Di velluto blu scuro con delle frange bianche all'esterno.
Io e i miei cuginetti eravamo pronti con le nostre monetine strette nel pugno.
Nonna Gunhild disse:
«Restituiamo.»
I sacrestani allungarono le borse delle offerte scuotendole in modo deciso. Sapevamo che era perché le monetine avrebbero dovuto tintinnare e le banconote frusciare.
Nonna Gunhild disse:
«Voi non ne avete idea, ma certi hanno la sfacciataggine di mettere dei chiodini o della carta di giornale. È una scocciatura poi per i sacrestani che devono stare lì a togliere quella robaccia.»
Infilammo le nostre monetine e ci fece piacere sentirle tintinnare con le altre. I sacrestani avanzarono verso il coro. Sapevamo che nella parte inferiore di entrambi i sacchetti a piccole lettere azzurre era stata ricamata la scritta: Donato da Ivar Hall nel 1861.
Nonna Gunhild fotografò tutti i regali di Natale ammucchiati sotto l'albero. Non una volta spacchettati. Non sarebbe stato bello, perché a quel punto non sarebbero più stati regali, ma solo oggetti comuni. Fotografò invece noi mentre li aprivamo. Ho le foto in un album che ho messo da qualche parte.
«Dicci un po', cos'hai ricevuto per Natale?»
«Ho ricevuto una macchinina e ho preso il morbillo. Ho ricevuto una ferrovia in miniatura e ho preso la varicella.»
«Chi era quell'Ivar Hall?»
«Non lo so. Un vecchio insegnante cristiano forse? Oppure un commerciante o un proprietario di immobili che voleva che il suo nome rimanesse all'interno della chiesa? Ci si potrebbe informare. Sarà in qualche archivio.»
«E poi?»
«Poi vedemmo i due sacrestani sparire con le borse attraverso un basso portone a sinistra del coro. Notammo come si dovettero accovacciare. Sapevamo che era là dentro che il prete si cambiava.»
(Beatrice Luna)
Io e i miei cuginetti eravamo in chiesa seduti sulle nostre panche, voltati a guardare i due sacrestani che avevano cominciato a fare la colletta. Erano vestiti di scuro, ma erano allegri. Avevano iniziato dal fondo e avanzavano piano piano al centro verso il coro, ognuno dal suo lato, panca dopo panca.
Nonna Gunhild disse:
«Gesù ha dato. Ora è il nostro turno.»
I sacrestani tenevano con tutte e due le mani i bastoni verniciati di nero, che in cima avevano un sottile anello di ferro al quale era fissato un sacchettino. Di velluto blu scuro con delle frange bianche all'esterno.
Io e i miei cuginetti eravamo pronti con le nostre monetine strette nel pugno.
Nonna Gunhild disse:
«Restituiamo.»
I sacrestani allungarono le borse delle offerte scuotendole in modo deciso. Sapevamo che era perché le monetine avrebbero dovuto tintinnare e le banconote frusciare.
Nonna Gunhild disse:
«Voi non ne avete idea, ma certi hanno la sfacciataggine di mettere dei chiodini o della carta di giornale. È una scocciatura poi per i sacrestani che devono stare lì a togliere quella robaccia.»
Infilammo le nostre monetine e ci fece piacere sentirle tintinnare con le altre. I sacrestani avanzarono verso il coro. Sapevamo che nella parte inferiore di entrambi i sacchetti a piccole lettere azzurre era stata ricamata la scritta: Donato da Ivar Hall nel 1861.
Nonna Gunhild fotografò tutti i regali di Natale ammucchiati sotto l'albero. Non una volta spacchettati. Non sarebbe stato bello, perché a quel punto non sarebbero più stati regali, ma solo oggetti comuni. Fotografò invece noi mentre li aprivamo. Ho le foto in un album che ho messo da qualche parte.
«Dicci un po', cos'hai ricevuto per Natale?»
«Ho ricevuto una macchinina e ho preso il morbillo. Ho ricevuto una ferrovia in miniatura e ho preso la varicella.»
«Chi era quell'Ivar Hall?»
«Non lo so. Un vecchio insegnante cristiano forse? Oppure un commerciante o un proprietario di immobili che voleva che il suo nome rimanesse all'interno della chiesa? Ci si potrebbe informare. Sarà in qualche archivio.»
«E poi?»
«Poi vedemmo i due sacrestani sparire con le borse attraverso un basso portone a sinistra del coro. Notammo come si dovettero accovacciare. Sapevamo che era là dentro che il prete si cambiava.»
(Beatrice Luna)